Global Warming bufala, dati truccati da 30 anni

tempesta-magnetica-sole-stereo-campo-magnetico.jpgChe la Terra si stia scaldando non è ne una novità ne una invenzione. Ma che il Global Warming abbia origini antropiche da oggi potrebbe non essere più tanto una sicurezza per molti. Rimbalza da questa mattina sui maggiori siti di divulgazione scientifica del ramo climatologico la notizia che, “grazie” ad un hacker, il più importante ente di ricerca climatico inglese, l’Hadley Center, potrebbe essere accusato di aver truccato i dati degli ultimi 30 anni. Alcune delle recenti scoperte che attribuirebbero totalmente all’uomo le colpe del riscaldamento globale sarebbero state messe in dubbio da numerosi file e scambi di email tra scienziati messe in circolazione sul web. Non siamo ancora in grado di dirvi se le informazioni e le voci siano veritiere anche se a solo qualche giorno dal summit per il clima che si terrà Copenaghen la faccenda potrebbe notevolemte complicarsi…

Tratto da: 3bmeteo

Fuga dal clima

Elias-Chasiotis1.jpgE’ l’ora di finirla con il mito del consumismo!
Ci dobbiamo rendere conto che questo consumismo sfrenato sta rovinando irrimediabilmente il pianeta, ne va del futuro dei nostri figli.
Dimentichiamoci macchine e petrolio, super confezioni prese al supermercato in cui la confezione stessa rappresenta buona parte del prodotto intero, basta con il lavoro full time e tutti con gli stessi orari, coi pesticidi e i veleni, e via dicendo.
I soldi non si possono mangiare! Quando l’agricoltura sarà compromessa e l’acqua inquinata, cosa faremo?
Riporto di seguito un articolo tratto dal repubblica, che riassume le prospettive future del clima, stabilite da studi condotti dai Center for International Earth Science Information Network della Columbia University, di New York, dalla United Nations University e da Care International.
In un altro articolo, redatto da un altro ente di cui ora non ricordo il nome, si parla di un aumento di 4 gradi centigradi medi da qui entro il 2100, se continuiamo con l’attuale trend di consumi, che potrebbe dimezzare i ghiacciai mondiali e compromettere così le riserve d’acuqa potabile del pianeta, prevedendo migrazioni e conflitti spaventosi.

Migliaia di persone in fuga da siccità, inondazioni, mari che si innalzano fino a mangiare la terra, e da altri fenomeni figli dei mutamenti del clima. Migrazioni di massa, alla ricerca di una vita migliore, è’ lo scenario tratteggiato da un nuovo rapporto presentato ieri a Bonn a margine dei negoziati per un nuovo accordo contro il riscaldamento globale, curato dal Center for International Earth Science Information Network della Columbia University, di New York, dalla United Nations University e da Care International. Secondo recenti studi saranno fra i 25 ed i 50 milioni di potenziali sfollati e profughi entro il 2010 e 700 milioni entro il 2050, mentre l’Organizzazione internazionale dei migranti si tiene su una cifra mediana, di 250 milioni nel 2050. il Problema non riguarda solo i paesi più poveri, le ripercussioni si faranno sentire per tutti su scala globale. Cause ed effetti dei profughi del clima sono a tutto campo, e vanno dalla distruzione delle economie basate su ecosistemi di sussistenza specifici all’aumento per frequenza ed intensità di calamità naturali. La maggior parte dei migranti, probabilmente rimarrà all’interno dei confini del proprio stato, rileva il rapporto, o si trasferirà nei Paesi confinanti, ma questo non sarà possibile in tutti i casi. Se i conflitti interni si esaspereranno, le conseguenze arriveranno lontano, fino ad interessare anche i Paesi più ricchi. Per questo, raccomandano i ricercatori, è vitale che i Paesi raggiungano un accordo per il taglio delle emissioni di gas serra all’incontro sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a dicembre.

Fonte: repubblica.it

Clima

8701.jpgLo scorso anno e quest’inizio mostrano un chiaro rallentamento del riscaldamento globale, probabilmente dovuto al periodo di minimo del ciclo solare, che ha una durata media di 11 anni.

Un minimo solare del tutto eccezionale, secondo gli esperti Nasa, che in un documento datato 10 Marzo 2009, ne dichiarano le anomalie:

  • Il flusso radio (F 10.7) è il più basso da quando vengono effettuate registrazioni sistematiche (1947).
  • Venti e pressione solare sono ai livelli minimi da quando è cominciata l’Età Spaziale (1957).
  • Il campo magnetico del sole è del 36% più debole rispetto a quello osservato durante il precedente minimo.
  • Mancanza pressoché totale di sunspots.
  • Assenza della corrente equatoriale quiescente di plasma normalmente presente all’equatore.
  • Raggi cosmici vicini ai record assoluti di sempre.

La Nasa e altri enti preposti all’osservazione della nostra stella e del clima, prevedono l’inizio del nuovo ciclo solare (il 24°) verso la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo, ma continuano a ritardare le stime.
Nel 1645 cominciò un periodo di scarsa attività del sole (il minimo di Maunder), accompagnato dall’assenza di macchie solari (sunspots), che durò fino al 1715, caratterizzando così una mini era glaciale, costituita da inverni molto rigidi.
Tuttavia sembra possibile invece che il nuovo ciclo, in procinto di cominciare, possa essere uno dei più forti mai registrati, e le previsioni della Nasa ipotizzano che intense tempeste magnetiche investiranno il nostro pianeta, causando danni alle apparecchiature elettriche sia in orbita che al suolo.

Dunque sembrerebbe proprio che quest’inverno così rigido, sia solo una pausa all’interno di una tendenza al riscaldamento globale, della Terra nonchè dell’intero sistema solare.
In ogni caso difficile fare una previsione, per quanto si usino modelli complessi o elaboratori potenti; sono troppe le variabili in gioco che ancora dobbiamo scoprire.
E forse non ha nemmeno molto senso cercare di scoprirle, se prima non si cerca di tornare ad ascoltare il nostro intuito, se non si ricerca l’equilibrio e il contatto con la natura, così importanti anche solo per intuirne l’essenza.

21° secolo: la fine del global warming?

7890.jpgIl clima sulla Terra dipende dall’intensità della radiazione solare e da meccanismi interni l’atmosfera, tra i quali: le grandi correnti oceaniche, la copertura nuvolosa e la percentuale di gas ad effetto serra. Quando uno dei principali elementi climatici subisce un mutamento si ripercuote anche sugli altri secondo un principio di ‘azione-reazione’. Ovviamente il sole sfugge a questa regola producendo pesanti cambiamenti all’interno dell’atmosfera terrestre senza subirli. Come molti già sanno l’attività solare ha toccato, tra ottobre 2007 e Aprile 2008, il suo minimo undecennale, che si palesa attraverso una drastica riduzione delle macchie solari (Sunspots). Di norma alla fine di un ciclo i sunspots riprendono ad aumentare inaugurando una nuova fase di crescita; stavolta non solo non si può definire concluso il minimo, ma la reiterata assenza di macchie solari comincia a farsi preoccupante. Alcuni ricercatori affermano che questa stentata ripresa non rappresenti soltanto la fine di un ciclo undecennale, ma che inauguri un possibile minimo a scala secolare. Se a tutto questo aggiungiamo l’ormai imminente raffreddamento delle correnti atlantiche (ciclo AMO) e l’inizio della fase fredda della PDO c’è davvero di che riflettere.

Le possibili variazioni climatiche legate all’anomalo andamento dell’attività solare potrebbero risultare ancor più importanti grazie al contributo di alcune teleconnessioni oceaniche. In questo caso osservati speciali sono la PDO e l’AMO, che stanno per: Pacific Decadal Oscillation e Atlantic Multidecadal Oscillation. Come suggeriscono gli acronimi stessi si tratta di due oscillazioni pluriennali, i cui cicli si alternano, rispettivamente, ogni 20-40 anni (anche se per la AMO questo intervallo non è certo). Tempi sufficientemente lunghi per lasciare il segno sull’andamento climatico globale, sia nelle fasi ‘positive’ che in quelle ‘negative’.

Il caso ha voluto che in concomitanza col minimo undecennale dell’attività solare (ormai più che dodicennale) entrambe le oscillazioni stiano scivolando verso la loro fase fredda. Un abbassamento contemporaneo delle temperature superficiali del Nord Atlantico, del Pacifico orientale e dei mari prospicienti la West Coast potrebbe produrre, entro qualche anno, un importante calmierazione del riscaldamento globale. Questo grazie non solo alle minori temperature di ampie porzioni di oceano, ma anche alla modifica di teleconnessioni decisive come l’ENSO (Nina e Nino) e la Corrente del Golfo. Se nei prossimi anni questo mix di fattori non dovesse imprimire una svolta all’attuale trend termico allora avremo la certezza che i primi responsabili del cambiamento climatico sono i forcing antropici.

Tratto da: 3bmeteo