Il mondo verso l’abisso

impatto-sul-clima.jpgPubblico un articolo appena apparso su RaiNews24, anche se in genere non do molto credito agli organi di stampa ufficiali.
Qualunque considerazione si possa fare al riguardo, sicuramente non possiamo continuare a mentenere l’attuale livello di consumismo, il pianeta non lo sopporta; dunque dobbiamo essere noi per primi a cambiare le nostre abitudini.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, reduce dalla missione all’Artico, la regione della Terra che si sta riscaldando più rapidamente delle altre, ha evidenziato le difficoltà che la comunità internazionale dovrà affrontare per lottare contro i cambiamenti climatici. “Abbiamo scatenato forze potenti e imprevedibili, il cui impatto e’ già visibile. L’ho osservato con i miei occhi”.

“Ci stiamo dirigendo verso l’abisso”
Il segretario generale, nel suo intervento alla Terza Conferenza mondiale sul Clima a Ginevra, ha poi ammonito la comunità internazionale “ Ci stiamo dirigendo verso l’abisso ad alta velocità ”. Ban Ki Moon ha evidenziato come  “Non possiamo permetterci il lusso di progressi limitati. Abbiamo bisogno di rapidi progressi per fronteggiare i nuovi problemi che sono addebitabili alle mutazioni climatiche”.

L’appello: ” Non possiamo fallire”
Il segretario generale dell’Onu ha insistito esortando i Paesi a raggiungere un’intesa al Vertice climatico sul dopo – Kyoto in programma a Copenaghen ” Tra meno di tre mesi – ha concluso – non possiamo fallire”.

Fuga dal clima

Elias-Chasiotis1.jpgE’ l’ora di finirla con il mito del consumismo!
Ci dobbiamo rendere conto che questo consumismo sfrenato sta rovinando irrimediabilmente il pianeta, ne va del futuro dei nostri figli.
Dimentichiamoci macchine e petrolio, super confezioni prese al supermercato in cui la confezione stessa rappresenta buona parte del prodotto intero, basta con il lavoro full time e tutti con gli stessi orari, coi pesticidi e i veleni, e via dicendo.
I soldi non si possono mangiare! Quando l’agricoltura sarà compromessa e l’acqua inquinata, cosa faremo?
Riporto di seguito un articolo tratto dal repubblica, che riassume le prospettive future del clima, stabilite da studi condotti dai Center for International Earth Science Information Network della Columbia University, di New York, dalla United Nations University e da Care International.
In un altro articolo, redatto da un altro ente di cui ora non ricordo il nome, si parla di un aumento di 4 gradi centigradi medi da qui entro il 2100, se continuiamo con l’attuale trend di consumi, che potrebbe dimezzare i ghiacciai mondiali e compromettere così le riserve d’acuqa potabile del pianeta, prevedendo migrazioni e conflitti spaventosi.

Migliaia di persone in fuga da siccità, inondazioni, mari che si innalzano fino a mangiare la terra, e da altri fenomeni figli dei mutamenti del clima. Migrazioni di massa, alla ricerca di una vita migliore, è’ lo scenario tratteggiato da un nuovo rapporto presentato ieri a Bonn a margine dei negoziati per un nuovo accordo contro il riscaldamento globale, curato dal Center for International Earth Science Information Network della Columbia University, di New York, dalla United Nations University e da Care International. Secondo recenti studi saranno fra i 25 ed i 50 milioni di potenziali sfollati e profughi entro il 2010 e 700 milioni entro il 2050, mentre l’Organizzazione internazionale dei migranti si tiene su una cifra mediana, di 250 milioni nel 2050. il Problema non riguarda solo i paesi più poveri, le ripercussioni si faranno sentire per tutti su scala globale. Cause ed effetti dei profughi del clima sono a tutto campo, e vanno dalla distruzione delle economie basate su ecosistemi di sussistenza specifici all’aumento per frequenza ed intensità di calamità naturali. La maggior parte dei migranti, probabilmente rimarrà all’interno dei confini del proprio stato, rileva il rapporto, o si trasferirà nei Paesi confinanti, ma questo non sarà possibile in tutti i casi. Se i conflitti interni si esaspereranno, le conseguenze arriveranno lontano, fino ad interessare anche i Paesi più ricchi. Per questo, raccomandano i ricercatori, è vitale che i Paesi raggiungano un accordo per il taglio delle emissioni di gas serra all’incontro sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a dicembre.

Fonte: repubblica.it

Clima

8701.jpgLo scorso anno e quest’inizio mostrano un chiaro rallentamento del riscaldamento globale, probabilmente dovuto al periodo di minimo del ciclo solare, che ha una durata media di 11 anni.

Un minimo solare del tutto eccezionale, secondo gli esperti Nasa, che in un documento datato 10 Marzo 2009, ne dichiarano le anomalie:

  • Il flusso radio (F 10.7) è il più basso da quando vengono effettuate registrazioni sistematiche (1947).
  • Venti e pressione solare sono ai livelli minimi da quando è cominciata l’Età Spaziale (1957).
  • Il campo magnetico del sole è del 36% più debole rispetto a quello osservato durante il precedente minimo.
  • Mancanza pressoché totale di sunspots.
  • Assenza della corrente equatoriale quiescente di plasma normalmente presente all’equatore.
  • Raggi cosmici vicini ai record assoluti di sempre.

La Nasa e altri enti preposti all’osservazione della nostra stella e del clima, prevedono l’inizio del nuovo ciclo solare (il 24°) verso la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo, ma continuano a ritardare le stime.
Nel 1645 cominciò un periodo di scarsa attività del sole (il minimo di Maunder), accompagnato dall’assenza di macchie solari (sunspots), che durò fino al 1715, caratterizzando così una mini era glaciale, costituita da inverni molto rigidi.
Tuttavia sembra possibile invece che il nuovo ciclo, in procinto di cominciare, possa essere uno dei più forti mai registrati, e le previsioni della Nasa ipotizzano che intense tempeste magnetiche investiranno il nostro pianeta, causando danni alle apparecchiature elettriche sia in orbita che al suolo.

Dunque sembrerebbe proprio che quest’inverno così rigido, sia solo una pausa all’interno di una tendenza al riscaldamento globale, della Terra nonchè dell’intero sistema solare.
In ogni caso difficile fare una previsione, per quanto si usino modelli complessi o elaboratori potenti; sono troppe le variabili in gioco che ancora dobbiamo scoprire.
E forse non ha nemmeno molto senso cercare di scoprirle, se prima non si cerca di tornare ad ascoltare il nostro intuito, se non si ricerca l’equilibrio e il contatto con la natura, così importanti anche solo per intuirne l’essenza.