Tanta… cacca!

DSC_0202Se è vero che siamo quello che mangiamo, allora siamo questo.
So che c’è gente che coltiva senza letame nè fertilizzanti, proverò prima o poi; è la tecnica del sovescio, ovvero si semina qualcosa di ‘nutriente’, in genere trifogli o leguminose, e poi si vanga per interrare le piante durante la fioritura. Questa tecnica è ottima, ma richiede diversi anni prima che dia dei frutti ed i risultati saranno comunque inferiori rispetto all’utilizzo del letame.
E’ anche vero che è proprio la mentalità del consumismo, della massima resa il prima possibile, ad aver rovinato il pianeta; tuttavia bisogna pur mangiare! Il letame ha diverse controindicazioni, tra cui sicuramente l’impatto dovuto al trasporto, ma soprattutto l’acidità che conferisce al terreno e la possibilità di favorire infestazioni di parassiti e di tossine nelle specie che, crescendovi, non riescono a filtrarle completamente (ad esempio le cucurbitacee, ovvero zucche e zucchine).

Forse ci vedremo al mercatino del primo dicembre a Fobello, potrei tentare di vendere qualche verdura, vi aspetto numerosi!

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Che cielo!

DSC_0147.jpgGuardate il colore delle nuvole, davvero bello!
Con un po’ di raro sole, bisogna terminare la raccolta prima che arrivino altre pioggie o la neve. Le carote sono eccezionali, nonostante tutte quelle che abbiamo raccolto finora, ce ne sono ancora un paio di carriole! Il problema ora è capire dove metterle tutte; sperando che la terra sabbiosa usata per conservarle sia sufficientemente asciutta.
Mi è capitato di lasciare un cavolo cappuccio col bambo tagliato immerso nell’acqua fresca per qualche giorno, mi è parso più buono del solito, da riprovare!
Sta per arrivare la botticella di legno che ospiterà i cavoli tagliati sottili e le carote grattugiate, il tutto condito col sale, per produrre i crauti… evviva!

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Antiche prevenzioni

300px-Agrimonia_eupatoria01.jpgPrima che mi dimentichi, sarà meglio che butti giù ciò che mi hanno detto alcuni nonni del paese che coltivano qui da anni. Si parla di antichi rimedi preventivi contro le cavolaie, per cavoli ed altre verdure verdi o da foglia, e contro talpe, topolini e grilli talpa per quanto riguarda le patate.
La prevenzione contro le cavolaie ha un qualcosa di magico, consiste infatti nel sistemare tra le piante delle uova svuotate, sospese sopra bastoni o fili di ferro piantati per terra; questo, dicono, dovrebbe tenere lontane le fastidiose farfalle cavolaie, impedendo loro di deporre le uova sulle foglie dei nostri amati cavoli; uova d’oca o di gallina, vanno bene entrambe, anche perché per ora posseggo solo le prime.
Riguardo le patate invece, si tratta di seminare tra le file l’agrimonia (Agrimonia eupatoria), la quale, dicono, funzionerebbe da repellente per talpe e topolini a causa del suo odore a loro molto sgradito. Staremo a vedere! L’anno prossimo proverò senz’altro e poi vi racconterò dell’esperimento.
A presto!

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Intuizioni

Le intuizioni sono simili a increspature del vuoto mentale, bisogna sfruttarle così come appaiono perchè se subentra la ragione risulteranno sfalsate.

faina.jpgNell’orto, occhio alle cavolaie, alla peronospera e alle talpe che in questo periodo prosperano.

Le cavolaie sono quelle farfalle bianche con i puntini neri, depongono le uova sui lati inferiori delle foglie del cavolo, dopodichè nascono i vermi che ne sono ghiotti. L’unico rimedio è controllare i cavoli mattino e sera ed eliminare uova e vermi a mano, perchè queste bestiole escono più volentieri con l’ombra e l’umido.

Ho trovato di nuovo anche dei vermi neri non identificati nella terra, probabilmente arrivano dal letame, questi maledetti mangiano i cavoli giovani alla base, uccidendoli; ho recentemente provato spargendo i resti del caffè nella terra intorno alle giovani piantine e pare abbia funzionato, proverò da subito l’anno prossimo, ormai per la semina dei cavoli qui è un po’ tardi.

Le talpe anche quest’anno hanno trovato subito il campo di patate, chissà come fanno, in genere non hanno mai fatto grossi danni, mangiando solo una manciata di patate sull’intero raccolto, speriamo sia così anche quest’anno; proverò con quegli emettitori di vibrazioni a batteria da ficcare nel terreno, appena riesco a trovarli; anche perchè non ci sono molte alternative, ci vorrebbe qualcosa che sbatte sul terreno col vento.

Di sicuro l’ideale sarebbe avere eserciti di predatori al proprio servizio, stamattina infatti ho visto un piccolo di faina (o un mustelide simile insomma) sbucare da una roccia lungo il torrente, meraviglioso!

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Progetto Serra

DSCN0338.JPGSerra installata e funzionante da un po’, i pomodori vanno a razzo, ma soprattutto si vedrà se i cavoli reggeranno durante l’inverno senza degradarsi. Avere cavoli freschi durante l’inverno sarebbe una manna!
Manca un po’ di esperienza, ma quella vien provando; a me pare un po’ troppo caldo lì dentro, ma le piante sembrano contente. Si potrebbero avere anche le cicorie a marzo o aprile… Vedremo.
L’estate procede in modo eccellente, come le estati di una volta dicono, caldo umido e frequenti temporali, perfetto per l’orto. Ma ci siamo giocati la primavera, almeno qui in montagna, ovvero fino ai primi di giugno faceva davvero fresco, a sbalzi; quindi speriamo la cosa si bilanci con un autunno decente.
E’ ora della seconda marmellata di rabarbaro, a fine luna crescente la ricrescita dei gambi è completa, peccato per le foglie enormi che non si possono consumare.
Nel frattempo è da giorni che internet va a singhiozzi, stessa cosa per la linea telefonica cellulare, chissa cosa capita?

A presto!

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Pannelli fotovoltaici

DSC_0139.jpgFinalmente i pannelli solari!
Oggi è il primo giorno in cui posso rilevare i valori di energia prodotti; oggi però il cielo è leggermente velato, il sole fiacco, e nonostante questo durante il breve periodo di irraggiamento solare si è toccato un picco di quasi 1300 W/h, per scendere poi con luce indiretta intorno ai 600 W/h o meno, a seconda della quantità di luce.
Ricordo che l’impianto ha una capacità massima stimata di 3.6 KW/h, prevista per il periodo giugno/luglio.
Al mattino i pannelli sono coperti da un leggero strato di brina, che ne impedisce l’assorbimento fino all’arrivo del sole, quindi con valori inferiori ai 200 W/h.
Vedremo quando il sole tornerà a salire; ora siamo al solstizio, quindi al minimo, ed inoltre il cielo è da neve, ma comunque ci vorrà un intero anno per avere una media realistica.
In ogni caso, evviva!

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Crauti, ricetta originale

62. Crauti1.JPGTorno a scrivere dopo un lungo periodo di latitanza, che mi duole essere dovuto soprattutto alla pigrizia, ma anche per il lavoro e le molte cose da fare, tra pecore, oche, ometti, cuties e gibbai.

Dopo quasi sei mesi, mi viene in mente di rispondere decentemente ad Andrea il Bassa, il quale mi aveva chiesto, più o meno ad inizio luglio, quale fosse l’alimento più importante tra quelli che coltivo; direi proprio essere il cavolo cappuccio, il quale per quanto mi riguarda è essenziale più di tutti gli altri, e sarebbe sufficiente per una buona alimentazione, anche da solo. Fornisce il minimo di proteine necessarie e rende disponibile, anche negli inverni più rigidi, la parte verde indispensabile al nostro organismo per stare in salute ed evitare malattie.

 

A tal proposito, ci tengo a riportare una ricetta per produrre i crauti col metodo originale, quello genuino di una volta, che probabilmente risale a un passato remoto; soprattutto in quelle zone fredde del nord dove in inverno non è possibile reperire verdure fresche o verdi.

Il metodo, o ricetta, si trova anche su internet, ma non con i dettagli che sono venuto a sapere da poco. Con una incredibile coincidenza, anche se il caso e le coincidenze non esistono, mentre ero da un cliente a Milano per lavoro, stavo parlando con un collega della difficoltà di conservazione del cavolo cappuccio. Questo una volta raccolto deve essere consumato entro pochi giorni (a meno che il cavolo non sia di plastica…) oppure cotto e congelato, ma cosi si perde una buona parte di sostanza; d’altro canto, nei posti dove fa molto freddo e ghiaccia spesso, anche lasciando i cavoli a terra, questi si degradano, se le temperature sono eccessivamente basse.

Ecco dicevo della coincidenza, alla postazione dove stavo lavorando c’era una tizia di origine russa, la quale sentendo il discorso ha subito chiamato sua nonna in Russia, che da sempre produce crauti per conservare il cavolo cappuccio.

 

Bisogna tagliare il cavolo più fine possibile, magari con un pelapatate e disporlo in un contenitore non di plastica, meglio legno ma anche vetro o ceramica. Si aggiunge anche qualche carota grattugiata, si sala come si farebbe quando si condisce, in maniera più uniforme possibile o a strati, e poi si mescola per bene il tutto con le mani.

Non è necessario che il contenitore sia ermetico o impermeabile, è sufficiente porci sopra, una volta rimescolato, una tavola di legno con un peso sufficiente a tenere premuto per bene il cavolo. Il peso si mantiene per almeno 72 ore; ma è importante rimuoverlo e bucare con un coltello almeno ogni 24 ore, per far uscire il gas di fermentazione (che magari è anche allucinogeno) e poi ricoprire di nuovo.

Al termine delle 72 ore i crauti dovrebbero essere pronti, e si potranno conservare cosi come sono per parecchio tempo, anche a temperatura ambiente o in cantina.

Inoltre manterrano buona parte del loro nutrimento, e per il consumo sarà sufficiente aggiungere un po’ di olio o aceto o come si preferisce. Risulteranno praticamente solo disidratato, ma senza aver subito altre grosse trasformazioni.

 

Mi pare sia tutto, alla prossima!