Scorzobianca e Scorzonera

images.jpgQuest’anno voglio provare a coltivare queste due nuove piante, oltre al Topinambur, che oltre a essere buonissimo cresce bene in luoghi umidi. La scorzobianca (Tragopogon porrifolius), chiamata anche Barba di Becco (perchè i semi, simili a quelli del tarassaco, hanno il soffione a forma di barba di caprone) è da un po’ che la cerco selvatica qui in zona, senza trovarla, a differenza di quanto successo con la Rapunzia, anche se in quel caso lei ha trovato me (vedi post relativo). Sono interessanti proprio perchè considerate ancora piante selvatiche, cioè non selezionate per le colture dell’orto e dunque risultano più rustiche e adattabili a climi freschi, e inoltre sono molto più difficili da trovare sul mercato.
Il consumo è equivalente a quello della carota, cioè si possono mangiare anche crude.
Entrambe sono piante biennali, cioè al primo anno sviluppano una grossa radice (che è l’ortaggio), che poi l’anno successivo serve a produrre fiori e semi; tra l’altro i fiori della scorzobianca semrbano davvero meravigliosi (vedi fiori viola qui a lato e sotto). Entrambe sono della famiglia delle Asteracee e quindi non dovrebbero essere autogame, ma impollinate da insetti, quindi per produrre i semi bisogna portare a fiore diversi esemplari; c’è anche il rischio che si possano incrociare, quindi dovrò mandarne a seme una sola, sicuramente la Scorzobianca, dato che l’altra è più comune anche dal punto di vista del reperimento semi.
La scorzonera (Scorzonera hispanica) l’ho presa per evitare discriminazioni razziali e anche perchè ho letto che è originaria della siberia meridionale, dunque dovrebbe adattarsi bene ad un clima montano; la scorzobianca pare essere di origine mediterranea, anche se è molto conosciuta nelle zone collinari del Piemonte.
Alla prossima!

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