Intossicazione consumistica

MADRE-TERRA_i-colori-del-s.jpgPubblico qui la trascrizione di una piccola parte dei discorsi di Carlo Petrini a Terra Madre, consiglio vivamente a tutti di guardare il film documentario omonimo prodotto da Ermanno Olmi!
Come è stato detto nell’edizione Terra Madre 2006, è chiaro che l’attuale ritmo consumistico ed ideologia del profitto non sono più sostenibili, rischiamo di distruggere il pianeta, il quale non ha risorse infinite; chiediamoci anche qual’è il nostro grado di complicità in questa autodistruzione tramite il consumismo, e se possiamo tornare a modi di vivere in equilibrio con la natura, nel rispetto dell’ambiente e del buon senso.

L’abbandono dei saperi tradizionali ci rende più poveri, più deboli, ci impedisce di dialogare con la scienza ufficiale. Nei saperi tradizionali c’è l’empiria, la buona pratica, il rispetto per la terra, per la natura. E per questo dobbiamo riuscire ad avviare un dialogo tra scienza ufficiale e saperi tradizionali. Dobbiamo sostenerne i depositari: gli indigeni, i contadini, le donne, gli anziani. Non solo debbono essere ascoltati, ma devono diventare capofila delle sfide che questo mondo e questa crisi ci offrono. E loro sono le categorie meno considerate dalla politica, dai media. Un’umanità frenetica, attenta solo al profitto, va in corsa verso la deriva, finanziaria, ambientale, sociale. E invece che combattere insieme ai depositari dei saperi tradizionali, abbiamo posto donne, anziani, contadini e indigeni alle nostre spalle, come fossero l’ultima parte dell’umanità. Ma quando l’homo sapiens arriverà davanti al baratro dovrà fermarsi, dovrà fare marcia indietro. E quando si volterà per ripercorrere la strada a ritroso, gli ultimi diventeranno i primi, gli ultimi ci indicheranno il percorso giusto. Gli indigeni, le donne, i contadini e gli anziani ci indicheranno la strada giusta. Perché le persone più umili sono le più importanti della Terra, sono coloro che ancora conferiscono un senso alla vita comune. Un mio caro amico, un monaco piemontese, Enzo Bianchi mi ha ricordato in questi giorni una bellissima frase di un grande, grandissimo uomo della terra brasiliana Helder Camara: «Quando il lavoro impregna il vestito degli umili, guardati attorno e vedrai che gli angeli raccolgono le gocce di sudore come se raccogliessero diamanti». Oggi, è quanto mai necessario rispettare il lavoro degli umili, di tutti coloro che generazione dopo generazione dimostrano con forza quanto siano grandi le proprie civiltà, quanto sia potente la propria cultura. E mi rivolgo soprattutto ai giovani, a voi che in questa assise siete più di tremila: vi è data una grande opportunità, siete quelli che dovranno conciliare la scienza e le moderne tecnologie con le conoscenze tradizionali. Ci aspettano tempi interessanti, bisogna aver fiducia. Mettere insieme la scienza e le più moderne tecnologie con i saperi tradizionali è la sfida più bella che dovremo affrontare, una sfida straordinaria, non è anti modernismo.