La scoperta, fatta in Brasile un po’ di tempo fa, rivela la presenza di strati di terra composti 70 volte più del normale da sostanze carbonose; sembra che gli Indios la utilizzassero per fertilizzare la terra coltivata a mais e i terrazzamenti costruiti sulle montagne.
Questa sostanza, del tutto naturale, aumenta notevolmente la fertilità del terreno e contribuisce a ridurre le emissioni di anidride carboniva rilasciate dalla combustione del legno, contribuendo così a diminuire l’effetto serra.
Si produce con i residui delle potature, gli scarti degli orti, legna di scarto, qualunque tipo di materiale legnoso, alimentare e anche biologico (tipo ossa di animali, segatura, gusci di noci, stocchi di mais o altro, paglia etc.).
Il procedimento per ottenerlo è semplice, si tratta di una tecnica di decomposizione termochimica chiamata pirolisi; è sufficiente poi spargere la terra nera o sotterrarla come fosse concime.
Ecco un esempio semplice per produrre la terra nera o biochar, come viene chiamato a livello internazionale.
- Procuratevi un barile di metallo, tipo quello per la benzina, levate il coperchio (tenetelo) e praticate dei piccoli fori sul fondo, una decina da un paio di centimetri l’uno, per far passare l’aria.
- Procuratevi alcuni mattoni per rialzare il barile da terra.
- Accendente un fuoco dentro il barile, ponendovi dentro il materiale di scarto.
- Quando il fuoco avrà preso bene, iniziate a sigillare la base del barile con della terra in modo che passi meno aria, e chiudete il coperchio a metà.
- Dopo un po’, quando si formerà la prima brace, chiudete il coperchio in modo che non esca il fumo e non passi aria, e chiudete completamente la base del barile.
- Il processo di combustione proseguirà per alcune ore.
- Aspettatre altre 24 che il tutto si raffreddi, sempre a barile sigillato, dopodichè il la terra nera sarà pronta.