Olio di palma e riduzione della biodiversità

olio-di-palma.jpgCiò che emerge da uno studio internazionale coordinato dall’Università della Danimarca e pubblicato sulla rivista Conservation Biology, è una consistente riduzione della biodiversità nei Paesi asiatici, ad opera delle piantagioni per la produzione dell’olio di palma, che mette in serio allarme diverse Associazioni ambientaliste.
E non solo.
Stiamo assistendo ad una progressiva sostituzione delle foreste pluviali con delle piantagioni da palma, che si riversa sull’ecosistema, danneggiandolo e distruggendo gli habitat di molte specie a rischio di estinzione.
Tra le specie che corrono in misura maggiore questo rischio si può citare ad esempio la Tigre di Sumatra, i cui esemplari sono ormai diventati difficilmente osservabili.
Non trascurabili ed in egual modo importanti, sono gli effetti causati dagli incendi “volontari” provocati per una più veloce deforestazione delle aree d’interesse, ed il problema delle emissioni di quantità considerevoli di gas serra che ne consegue.
Tali problematiche presenti nel Continente asiatico, colpiscono in particolar modo Indonesia e Malaysia, che contribuiscono all’85% della produzione mondiale di olio di palma.
L’associazione ambientalistica Greenpeace ha denunciato più volte questa situazione, chiedendo di porre fine alla distruzione delle ultime foreste indonesiane.
Siamo di fronte alla distruzione di uno dei più importanti polmoni verdi del Pianeta.
L’olio di palma trova tra i suoi principali utilizzi nell’industria cosmetica e dolciaria ( quest’ ultima in particolare per la produzione di farciture a base di cacao).
Contribuiamo a questo scempio anche solo acquistando prodotti che lo contengano al loro interno. Quello che possiamo fare è controllare bene l’etichetta di un prodotto prima di acquistarlo.
L’olio di palma viene inoltre impiegato come biocarburante, ed è considerato una forma di energia “pulita” anche se in realtà i troppi effetti “collaterali” derivanti dalla sua produzione (distruzione di foreste, produzione di gas serra) non ne permettono la completa classificazione come tale.
Recentemente si è assistito ad una prepotente diffusione delle piantagioni di palma da olio anche in Africa, in particolar modo in Uganda e Costa d’avorio, mettendo così a serio rischio anche importanti ecosistemi tipici di quelle regioni forestali.
Da non dimenticare che le foreste di cui stiamo parlando sono tra le principali “fabbriche di ossigeno” sulla Terra.

Per saperne di più:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/olio-di-palma.pdf

Fonte: Gravità-Zero