La dottrina zen del vuoto mentale

4080.pngUna pratica mentale, unica nel suo genere di vera e propria avventura intellettuale, in cui al commento o all’insegnamento si sostituiscono l’esempio, il fatto, l’esperienza vissuta.

Un viaggiatore incontrò una tigre e fuggì con la belva alle calcagna. Arrivato sull’orlo di un precipizio l’uomo vi saltò, afferrandosi a una liana e rimanendo sospeso nel vuoto, mentre la tigre annusava al di sopra di lui. Tutto tremante l’uomo guardò in giù e vide un’altra tigre che lo guardava. Due sorci, uno bianco e uno nero, si misero a rodere la liana alla quale era sospeso. L’uomo vide allora vicino alla sua testa una appetitosa fra-gola selvatica. Tenendo la liana con una mano, colse con l’altra la fragola e la mangiò. Era deliziosa!

Nel loro sforzo per superare il mondo dell’intelletto i Buddhisti Zen hanno sempre messo l’accento sull’importanza dell’istantaneità. Non dovrebbe essere consentito alla riflessione di frenare la rapidità di una risposta, e come il suono di una campana si fa sentire nello stesso momento in cui si produce, così l’uomo dovrebbe coltivare in se stesso una presenza di spirito capace di condensare una esperienza infinita in una intuizione immediata. Per questo i Maestri Zen non cessano di insistere con i loro discepoli sulla spontaneità della reazione che essi si aspettano da loro.

La conoscenza razionale è razionale solo perché vi si giunge per mezzo della ragione. Le altre conoscenze accessibili con mezzi diversi dalla ragione, non sono, però, irrazionali; sono extra-razionali.

Saper distinguere fra le idee suscettibili di analisi razionale e quelle che non lo sono è il dono degli dèi. Per colui che agisce, è altrettanto importante saper riconoscere la giustezza di un giudizio intuitivo che la solidità di una prova scientifica.