Decrescita e nucleare

energia_nucleare.jpgPubblico la quarta di copertina di un libro di Maurizio Pallante, “La decrescita felice”, che non ho ancora letto e nemmeno conosco, ma che probabilmente leggerò.
Proprio oggi leggevo di come il governo stia spingendo per riavviare le centrali nucleari, sarebbe un vero disastro! D’altronde si sa di come gli interessi prevalgano sul buonsenso; siamo circondati, immersi nell’energia naturale, basterebbe probabilmente un solo pannello solare su ognuna delle nostre case per produrre abbastanza energia per tutto il paese; per non parlare di altri tipi di energia alternativa (acqua e idrogeno, aria compressa per le auto etc.).
Pubblico questa descrizione del libro perchè sono pienamente d’accordo coi contenuti, esposti in modo chiaro ed in poche righe.

I segnali sulla necessità di rivedere il parametro della crescita su cui si fondano le società industriali continuano a moltiplicarsi: l’avvicinarsi dell’esaurimento delle fonti fossili e le guerre per averne il controllo, i mutamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento dei rifiuti, le devastazioni e l’inquinamento ambientale. Eppure gli economisti e i politici, gli industriali e i sindacalisti con l’ausilio dei mass media continuano a porre nella crescita del prodotto interno lordo il senso stesso dell’attività produttiva. In un mondo finito, con risorse finite e con capacità di carico limitate, una crescita infinita è impossibile, anche se le innovazioni tecnologiche venissero indirizzate a ridurre l’impatto ambientale, il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. Queste misure sarebbero travolte dalla crescita della produzione e dei consumi in paesi come la Cina, l’India e il Brasile, dove vive circa la metà della popolazione mondiale. Né si può pensare che si possano mantenere le attuali disparità tra il 20 per cento dell’umanità che consuma l’80 per cento delle risorse e l’80 per cento che deve accontentarsi del 20 per cento. Forse è arrivato il momento di smontare il mito della crescita, di definire nuovi parametri per le attività economiche e produttive, di elaborare un’altra cultura, un altro sapere e un altro saper fare, di sperimentare modi diversi di rapportarsi col mondo, con gli altri e con se stessi.